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“E’ nel suo mutismo che risiede lo sconfinato valore di un cane; con lui ci si sente in pace, senza che le parole giochino scherzi crudeli… Sono quelli i momenti preziosi per un cane, quando, con l’anima adorante che si irradia dai suoi occhi, sente che stai realmente pensando a lui”   
JOHN GALSWORTHY


“Eravamo già tutti affezionati a quel bellissimo fagotto di gioia. Sia io sia Jamie avevamo notato il cambiamento in nostro figlio da quando Henry era entrato in casa. Il bambino confuso e solitario si era trasformato in un ragazzino felice, che finalmente aveva un amico che dava un significato alle sue giornate”           
“Mi piaceva la compagnia del cucciolo, soprattutto il modo in cui mi guardava, con la sua aria amichevole, e il fatto che era così grazioso, così coccolone. Henry era il mio primo amico vivo, sempre disponibile”
“Henry era gentile, socievole, altruista. Un vero amico. Mi piaceva quella sua espressione saggia e mi sono sempre fidato di lui. Mi sentivo a mio agio con il mio cane, potevo leggergli negli occhi: erano belli e dolci, e mi facevano capire i suoi sentimenti. Lo capivo solo guardando gli occhi e il muso”
“Il muso di Henry aveva solo leggeri cambi di espressione, e per questo li capivo. Mi sentivo bene, al sicuro con lui. Mi piaceva anche che Henry volesse sempre attirare l’attenzione, ed ero contento quando gli altri lo ammiravano e volevano parlarmi di lui”   
da: "Un amico come Henry"  
di NUALA GARDNER


“Chiamarlo cane non è certo rendergli giustizia, sebbene avendo quattro zampe e una coda, e abbaiando, devo ammettere che lo fosse, almeno secondo tutte le apparenze. Ma per coloro che l’hanno conosciuto bene era un perfetto gentiluomo”   
HERMIONE GINGOLD


“Riguardo infine al cane che adottò un comportamento umano, mi riferisco al cane di mio marito, che, la scorsa estate, in una giornata particolarmente torrida, ci lasciò tutti di stucco. Mio marito aveva comprato un cono gelato e, mentre lo assaggiava, si rese conto di essere fissato dal cane.  Così gli offrì il cono, aspettandosi che lo divorasse in un boccone. Invece, fra lo stupore generale, il cane si limitò a dare al gelato un’educata leccatina, proprio come aveva fatto il padrone. Allora lui diede un’altra leccata e l’offrì di nuovo al cane, che lo imitò ancora. In quel modo, mangiarono a turno tutto il gelato fino al cono. Allora mio marito diede un morso. Il cane lo guardò. Immaginando che avrebbe inghiottito il resto del cono, mio marito lo passò al cane, convinto che sarebbe stata l’ultima volta. Invece, ritraendo le labbra per scoprire i piccoli incisivi, il cane diede un morsettino delicato. E ancora due volte fecero a turno a mordere il cono, finchè rimase solo la punta.”
Da “La vita segreta dei cani”
di ELIZABETH MARSHALL THOMAS


“Il cucciolo piangeva, ma nessuno si occupava di lui…Ma, mentre gli uomini erano occupati a cacciare nelle foreste e le donne erano intente alla pesca, una bimbetta seguì quel lamento e trovò in una grotta il cucciolo, che le venne incontro senza timore sulle zampette ancora incerte e cominciò a leccarle e a succhiarle le mani protese.    Quel batuffolo morbido e tondo ha certamente risvegliato, già nella figlia dell’uomo della prima età della pietra, l’impulso a coccolarlo e a trascinarlo continuamente in giro con sé, non altrimenti di quanto accade ad una bimba dei nostri giorni.”
Da “E l’uomo incontrò il cane”
di KONRAD LORENZ


“I metodi di comunicazione che i cani adottano sono diversi dai nostri. Innanzitutto, loro non sanno parlare, e questo non è cosa da poco. Non significa naturalmente che il loro modo di comunicare sia meno efficace del nostro: semplicemente, è diverso. I cani comunicano prevalentemente con un linguaggio fatto di espressioni, di posture, di movimenti e…di odori”

“Una delle esperienze più ricche e importanti che un bambino possa avere è quella di crescere con un cane accanto. Il rapporto fra cane e bambino, se ben gestito, porta ad un dialogo di eccezionale valore fatto di sensibilità, di empatia, di rispetto per il diverso. Per favorire questo dialogo occorre che l’adulto si ponga come mediatore nella conoscenza reciproca, e vegli affinché le modalità di approccio fra i due, così come alcune regole di sicurezza, vengano rispettate.”
Da “Voglio un cane educato”
di STEFANO TANSELLA


“Disse il piccolo principe. 'Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?'
'E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami...'
'
Creare dei legami?'
'Certo', disse la volpe.' Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini.
E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro.
Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.'
'Comincio a capire', disse il piccolo principe. 'C'è un fiore...credo che mi abbia addomesticato...'
'E' possibile', disse la volpe. 'Capita di tutto sulla Terra..'
'Oh! non è sulla Terra', disse il piccolo principe.
'Se tu vuoi un amico addomesticami'  'Che bisogna fare?', domandò il piccolo principe.
'Bisogna essere molto pazienti', rispose la volpe. 'In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono fonte di malintesi. Ma ogni giorno potrai sederti un po’ più vicino…'”
Da “Il piccolo principe”
di ANTOINE DE SAINT-EXUPERY


“Bene. [Tulip, la cagnetta]  è innamorata di lei, è ovvio; di conseguenza la sua vita è una lunga serie di preoccupazioni. Tanto per cominciare deve proteggerla. Ecco perché si agita quando qualcuno le si avvicina. Suppongo anche che sia un tantino gelosa. Ma per poterla difendere, vuole sentirsi libera. Ecco perché non le piace essere toccata. Vede? ha paura di essere catturata, e privata della libertà di proteggerla. Ecco il motivo di tanto trambusto. E’ a lei che pensa. Ma quando lei non c’è, non ha niente di cui preoccuparsi, e non si angoscia. Allora la può visitare chiunque. Ne sono certa. Tutto qui….I cani non sono complicati da capire. Bisogna solo mettersi al posto loro.”
Da “Il mio cane Tulip”
di JOE RANDOLPH ACKERLEY


“Pepsi ha un muso molto espressivo con occhi grandi e luminosi. E’ un cane felice e lo dimostra: non tiene mai le orecchie abbassate, ha quasi sempre un’aria allegra e agita spesso la coda, lunga e folta. Beh, per essere onesti, quando è davvero felice la fa roteare, come un elica…. “E’ nel suo mutismo che risiede lo sconfinato valore di un cane; con lui ci si sente in pace, senza che le parole giochino scherzi crudeli…”  

“Quando uno di noi rientra a casa, Pepsi lo saluta non appena varca la soglia. E’ tutto eccitato e passa a quella che noi chiamiamo <modalità diabolica>: si mette a correre all’impazzata, schivando muri, mobili, persone. Ci stupiamo sempre di come riesce a evitare di sbattere contro qualcosa. Io credo che abbia una sorta di radar incorporato.”
Da “Ti ricordi, Sprite?”
di MARK R. LEVIN


“Bene, Charley è un cane che legge nel pensiero. Ci sono stati troppi viaggi nella sua vita, e spesso lo han lasciato a casa. Capisce che andiamo, molto tempo prima che saltino fuori le valige e allora è irrequieto e piange e si cruccia ed entra in uno stato di lieve isteria, vecchio com’è. Nelle settimane dei preparativi tenne sempre la coda fra le gambe, ed era maledettamente noioso. Poi cominciò a nascondersi sul furgone, a entrarci di soppiatto e a cercar di sembrare piccino”

“Charley è un cane alto. Seduto accanto a me, la sua testa era alta quasi quanto la mia. Mise il naso vicino al mio orecchio e disse: <Ftt>. E’ il solo cane, che io sappia, capace di pronunciare al consonante F.  Questo perché ha gli incisivi superiori storti; siccome gli incisivi superiori s’urtano leggermente con il labbro inferiore, Charley può pronunciare F.  La parola <Ftt> di solito significa che gli piacerebbe far visita a un cespuglio, o a un albero. Aprii la  porta e lo feci uscire e lui compì la sua cerimonia.”
Da “Viaggio con Charley”
di JOHN STEINBECK


“Fu questa la ragione –l’odore, credo- per cui lui trottò senza indugio dritto al mio sportello, allungandosi cauto ad annusare le mie gambe nude. Quale miscuglio di odori sarà risalito per il suo lungo muso nel primo istante del nostro incontro? Quali memorie ataviche, quali aspettative saranno scattate nella sua canina visione del mondo mentre decifrava i misteri del mio sudore?”

“C’era, nello sguardo che mi rivolgevano i suoi profondi occhi nocciola, un brillio di riconoscimento: 'Tu cerchi un cane, e quel cane sono io'.
Spiazzato dalla sua inspiegabile capacità di leggermi nel pensiero –cercavo un cane da più di un anno ormai- gli diedi una pacca cordiale sul dorso e gli dissi 'Ma che bravo cane!'  Lui continuava a scodinzolare, non spostandosi da lì, con gli occhi che mi dicevano ancora: 'Tu cerchi un cane…'.”

“Darwin si spinse oltre, sostenendo che 'non c’è alcuna differenza fondamentale tra l’uomo e i mammiferi superiori per quanto concerne le loro facoltà mentali' e aggiungendo che gli animali provano felicità, desiderio, vergogna, orgoglio, curiosità, gelosia, sospetto, gratitudine e generosità; e poi che praticano l’inganno e sono vendicativi e che possiedono pure delle 'qualità morali', le più importanti delle quali sono 'l’amore e la distinta emozione della simpatia'.”


“Fece dei giri su se stesso, chiaramente entusiasmato da qualcosa che aveva annusato o visto durante la sua escursione.  Mi inginocchiai ad abbracciarlo e lui si abbandonò alle mie carezze, mugolando di piacere. Poi sollevò la testa, mi guardò teneramente e tornò a sedersi, poggiando poi le sue zampe anteriori sulla mia spalla. Ci guardammo, occhi negli occhi.”

“Molti istruttori di cani griderebbero al pericolo, convinti che un cane che poggia le zampe sulle tue spalle e regge il tuo sguardo sta cercando di affermare la sua dominanza. Può essere vero con alcuni cani, ma non con tutti. David Mech, uno dei massimi esperti di biologia del lupo, ha osservato i lupi selvatici esibire lo stesso comportamento e ha chiamato questo loro 'abbracciarsi' –i due lupi messi uno di fronte all’altro, accovacciati o sdraiati su di un fianco, con le zampe anteriori intorno alla testa e alle spalle del lupo che avevano davanti- 'una intenzionale dimostrazione di amicizia e di affetto'.”

“In questo modo –giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, stagione dopo stagione- diventò il cane che voleva essere. A due anni, aveva raggiunto i trentadue chili, ma sembrava più imponente: non in termini di peso, ma di presenza. La calma che lo circondava –quell’aria composta che aveva assunto da quando ci eravamo incontrati- si era tramutata pian piano, mentre superava le sue paure, capiva cosa gli piaceva e cosa no, e collezionava esperienze, in un’aura di padronanza di sé.”

”E poiché era tranquillo, attirava le attenzioni della gente. I bambini specialmente amavano accarezzarlo, e chiedevano: 'Perché non ha il collare?'  'Lo mette solo qualche volta' rispondevo io. 'E come mai?' insistevano loro. 'A voi piacerebbe essere costretti a indossare sempre un collare?'"

“Quando fioccò la prima neve di ottobre, Merle si precipitò fuori dalla sua porta per cani, si tuffò per terra a pancia in su e si strofinò il dorso, in estasi, nella fredda lanugine bianca. Un minuto più tardi, anche Gatto Grigio sollevò lo sportello della porta per cani (che adesso era diventata anche una porta per gatti) e sbirciò fuori, verso il paesaggio imbiancato, con un’espressione terrorizzata.”
Da “La porta di Merle”
di TED KERASOTE






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